Può essere usata in infiniti modi, la sorpresa, e con scopi diversissimi: nella mia vita, ne ho ricevute molte – raramente belle o comunque favorevoli: sono quindi ben temprato e non è facile prendermi completamente alla sprovvista. Ci sono riusciti la dottoressa Laura Moro, direttrice delle Edizioni Curci e amica carissima, coadiuvata “dall’esterno” da Filippo Michelangeli, il direttore di “Suonare News” e di “Seicorde”, da Giulio Tampalini, sempre in prima linea dove c’è da rimboccarsi le maniche a favore di qualcuno, e da altri, che non ho ancora avuto modo di individuare: s’è trattato di un lavoro di gruppo, cioè di un benevolo complotto, che aveva come fine quello di sorprendermi il giorno della celebrazione del mio ottantesimo compleanno nel mio paese d’origine, Asigliano Vercellese. Ebbene, prima che iniziasse la cerimonia, Laura, Filippo e Giulio sono arrivati ridenti e liliali e hanno deposto nelle mie incredule mani un volume antologico stampato ad hoc e contenente parecchie mie composizioni per chitarra e, al traino, un doppio CD con l’esecuzione dei brani dell’antologia affidate a chitarristi al cui prestigio non aggiungerei nulla dicendo che sono tra i più famosi del momento: lo sono, è risaputo da tutti. Il lavoro di preparazione dell’insieme ha richiesto mesi di impegno – facile da immaginare, molto meno facile da sostenere – e questi signori sono riusciti a giungere in porto senza che io avessi il minimo sentore di quel che stava succedendo.
Sono rimasto sorpreso? Credo sia dir poco: ammutolito, sopraffatto, e, nel tentativo di dire qualcosa, farfugliante. Mi hanno poi detto che, per convocare i maestri che hanno partecipato alla collezione registrando una o due delle mie composizioni, non hanno dovuto sprecare più di poche parole d’invito: hanno detto tutti sì e subito, senza la minima esitazione. Questa sì che è stata una sorpresa! Di quelle che tolgono la favella e lasciano a bocca aperta, cioè incapaci di dire alcunché. In ottant’anni, non mi era mai accaduta una “sorpresa” di questa portata, e mi rendo conto del fatto che ne basta una per tutta la vita. La mia, l’ho avuta, non ne aspetto altre; anzi, in tutta sincerità dichiaro che non ne voglio più, perché in tutto ci dev’essere una misura, e io sento che la mia è stata colmata. Ho scritto a tutti ringraziando: ma è poca cosa, rispetto a quello che ho provato in quei momenti. Pubblico però la fotografia del dottor Kevin Swierkosz-Lenart, uomo di genio che, mentre sta svolgendo ad altissimo livello il suo lavoro di psichiatra in un grande ospedale svizzero, e continua la sua attività di musicista nel tempo libero, si occupa di me, della mia salute e delle mie condizioni quotidiane con una generosità infinita. E, nonostante il fatto che mi ci sia ormai abituato, anche questa continua a essere una sorpresa: ogni giorno.
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