Dolce e chiara è la notte

Come si dice, battere fintanto che il ferro è caldo. Tre giorni con i gomiti sulla scrivania – d’accordo, meno i tempi strettamente necessari per dormire qualche ora, mangiare e lavarmi – ed ecco che il nuovo pezzo per chitarra (8 minuti) è finito e rifinito. Detesto sentirmi dire che sono “un compositore prolifico”: quattro lavori nel primo trimestre del 2020 sono molti, ma poi posso benissimo cadere in un blocco e rimanere fermo per mesi (lo sono stato per anni). Scrivo velocemente? Sì, quando ho qualcosa da dire. Altrimenti non scrivo affatto. E ricordo sempre quel che disse il sommo Pablo a un collezionista che, raggelato da quel che gli era stato chiesto per comprare un quadro, ed ebbe la stupida idea di chiedere quanto tempo l’artista avesse speso per dipingerlo: “Quaranta minuti”, gli rispose, “più una vita”.