Francesco Vertice (1882-1962)
“Becca D’Aran – Val Tournanche”
Per i paesaggisti vercellesi formatisi dapprima alla locale Accademia di Belle Arti e poi all’Accademia di Brera, l’alternativa alle vedute urbane, alle “lame” del Sesia, alle risaie con i loro cascinali, era quella della vicina valle d’Aosta. Cesare Libano e Francesco Vertice furono i fondatori della pittura vercellese-valdostana che,poco dopo, avrebbe trovato in Enzo Gazzone un cantore appassionato (e quella passione contagiò anche un artista della generazione successiva, Renzo Roncarolo, che nella pittura alpina raggiunse i suoi esiti migliori). Non stupisce quindi l’incontro con questo dipinto di Vertice, che io credo risalga agli anni Quaranta. La modestia di questa pittura vive di purezza di pensiero e di adamantina onestà : i bidoni non erano ammessi. E, come diceva di loro il compianto storico e letterato Pino Bo, “non li toccavano i segni esasperati di Grosz e i sogni azzurri di Chagall. Ma non vendevano fumo”.
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