Angelo Gilardino era un chitarrista, un compositore, un uomo di cultura. Un musicologo e un fine didatta. Ha formato generazioni di strumentisti e concertisti, sia nella sua provincia natale (Vercelli), sia in quella di Alessandria. I suoi allievi hanno ottenuto successi in tutto il mondo, seguendo le sue orme e ascoltando i suoi insegnamenti.
Era conosciuto e apprezzato, considerato uno dei chitarristi più virtuosi e talentuosi. Tanto che un mese fa a Roma era stato festeggiato a distanza con l’esecuzione di un suo «Concerto» composto durante il lockdown.
C’era stata una festa di compleanno anche ad Asigliano, in occasione della quale gli era stata conferita la cittadinanza onoraria. Ed era stata la sua ultima apparizione pubblica, alla presenza del presidente della Regione Alberto Cirio.
Aveva compiuto 80 anni a novembre, ma da alcuni giorni era ricoverato all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli. Lì è morto il 14 gennaio, i funerali sono stati celebrati domenica ad Asigliano. Era considerato l’erede di Segovia (è stato anche direttore della fondazione intitolata al celebre chitarrista spagnolo) e aveva iniziato a suonare nel 1958, esibendosi in concerti fino al 1981. Si è poi dedicato totalmente all’insegnamento, fino agli ultimi giorni.
Di lui hanno scritto (e stanno scrivendo) ricordi e raccontato aneddoti amici, colleghi, famigliari, studenti, persone che gli sono state vicine e che l’hanno seguito durante la sua lunga carriera.
Angelo Gilardino lascia il figlio Alessandro e il fratello Sergio, esperto glottologo e insegnante per anni in Canada. Frequentava da tempo corridoi e aule del Conservatorio di Alessandria; l’ente lo ha ricordato in una nota: «Il Vivaldi piange la scomparsa di Angelo Gilardino, per tanti anni apprezzato e ammirato docente di chitarra presso il nostro istituto. Concertista e compositore di fama mondiale, musicologo, intellettuale di rara profondità, vogliamo ricordarne soprattutto la figura di grande didatta, che ha formato e perfezionato generazioni di concertisti. Alla famiglia le nostre più sentite condoglianze».
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