Il nostro primo ministro ha reso pubblica una bella lettera indirizzata al maestro Riccardo Muti in risposta a quanto l’eminente direttore gli aveva in precedenza scritto riguardo alla chiusura dei teatri e delle sale da concerto. Dicendo “una bella lettera” non implico la minima riserva critica circa i suoi contenuti e la sua forma: nulla da eccepire, anzi, chapeau!In tale documento, il primo ministro menziona anche gli aiuti economici che verranno corrisposti agli operatori del settore artistico e musicale, privati dei loro introiti a causa delle restrizioni imposte dal suo governo. Stamattina, gli organi di stampa pubblicano l’elenco delle categorie destinatarie del “ristoro”. Prima di iniziare a leggerlo, avendo fresca memoria della bella lettera scritta dal primo ministro al maestro Muti, ero pressoché certo di trovare una specifica categoria comprendente i musicisti rimasti forzatamente disoccupati: direttori, cantanti, strumentisti (sia orchestrali che solisti),coristi, etc.
Mi dicevo: in un elenco che incomincia con i taxisti, da qualche parte ci saranno anche i musicisti. In quanto tali, invece, a meno ch’io non m’inganni nella lettura, non li trovo. Solo la categoria 900109, definita “altre rappresentazioni artistiche”, potrà eventualmente includerli (a giudizio di chi?). Questi, che prima di tutto sono dei cittadini italiani, dei contribuenti che ricevono i loro compensi già decurtati di RA, e che, in quanto attivi a titolo professionale, hanno visto le loro entrate dissolversi drammaticamente nel corso del 2020, in quale modo verranno gratificati dal “ristoro”? Con essi, i compositori che, in mancanza di esecuzioni pubbliche delle loro opere, vedranno i resoconti semestrali della Siae scendere a livelli prossimi alla zero, in quale modo sono stati presi in considerazione quali soggetti da “ristorare”? Faccio osservare che, nel prossimo mese, tutti questi contibuenti saranno tenuti a versare all’Agenzia delle Entrate un acconto sul reddito del 2020: ma nessuna provvidenza è stata attuata per esimerli da un prelievo che si sa fin d’ora essere ingiustificato. Ecco perché continuo a pensare d’aver letto una bella lettera. Ma non me ne occorreva una nuova: tra i miei libri ne posso trovare di migliori – da quelle foscoliane di Jacopo Ortis a quelle di Rainer Maria Rilke – che un ristoro autentico alla mia disillusa vecchiaia lo offrono generosamente e nel segno della verità.
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