Sono un compositore, quindi, nel tirar le somme di un anno difficile come questo 2020 – difficile per tutti, e per me segnato, negli ultimi quattro mesi, da un aggravamento delle mie condizioni di salute – vado diritto al conteggio del lavoro fatto: è il solo indice reale di come effettivamente siano andate le cose. E questo non è per me un conto insoddisfacente, anzi! Sette composizioni per chitarra sola e cinque di musica da camera non faranno di me un nuovo Villa-Lobos – che scriveva con la stessa difficoltà con cui batteva le palpebre – ma nemmeno un nuovo Falla – lento e parsimonioso. Nel campo, da me sempre ambito, della musica da camera, sono venute fuori queste opere: “Suite Bergamasca” per flauto e chitarra, “Due canzoni” per coro a quattro voci miste e chitarra, “Concerto di Asigliano” per contrabbasso e sette strumenti, “Canti in penombra” per violoncello e chitarra, “King David” per mandolino e chitarra: tutte composizioni scritte a richiesta di noti virtuosi, che ho cercato di servire a dovere (infatti non se ne sono lamentati). Per chitarra sola, sette lavori, dei quali solo due (“Red” e “Sunset boulevard”) sono articolati in tre movimenti, mentre gli altri (“Dolce e chara è la notte”, “Sabato santo”, “Sicut lirium inter spinas”, “Oremus”, “Into the rose-garden” constano di un solo movimento e non sono di lunga durata: tutte scritte a richiesta dei rispettivi dedicatari: nel caso di “Into the rose-garden”, il prode committente, Andrea De Vitis, ha fulmineamente provveduto a registrare e a pubblicare (anche in youtube) la sua eccellente interpretazione. Non sono in grado di assicurare nulla a chi mi ha chiesto altri pezzi perché sono ammalato e però posso garantire il mio impegno volto a non deludere nessuno dei miei amici e di coloro che hanno in alta considerazione la mia musica. Come tutti noi, sono in grembo a Dio, e questo pensiero rende le mie giornate serene e tranquille. Auguro ogni bene a tutti.
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