Comporre su commissione

Un compositore può scrivere per diversi motivi. Il principale è quello della sua libera decisione: gli piace farlo, risponde a una sua esigenza e realizza una sua volontà. L’ottanta per cento della mia musica è stata composta unicamente per questo motivo. Nel quadro della sua attività artistico-professionale, il compositore può tuttavia realizzare opere alle quali non penserebbe mai se qualcuno non gli chiedesse di scriverle.

Il caso più frequente è quello degli organici rari – magari un po’ bizzarri, all’apparenza – per i quali non esiste repertorio: a me, nessuno ha finora richiesto un duo per mandolino e oficleide, ma se ciò accadesse non batterei ciglio e prenderei in considerazione la richiesta, decidendo in base alla valutazione delle mie possibilità di scrivere un brano decente. Esistono anche molte altre evenienze, inclusa quella – tutt’altro che spregevole – di aggiungere al proprio repertorio un brano “in esclusiva” (cioè, non disponibile ad altri interpreti o formazioni almeno per un certo periodo): che c’è di male nella preziosa civetteria di offrire, agli spettatori dei propri concerti, qualcosa che non possono ascoltare altrove e da nessun altro? Compositori come Stravinskij o Samuel Barber hanno campato più che decentemente scrivendo praticamente tutta la loro opera su commissione…

La tendenza – o il vezzo, se si vuole – di commissionare musica ai compositori si sta diffondendo anche tra chitarristi, ma attenti, con una particolarità: virtuosi che non hanno trovato smodate le richieste di famosi liutai, capaci di esigere 20mila euro per una chitarra, danno per scontato che il compositore lavori gratis, e dinnanzi alla prospettiva di spendere, che so, un quinto della medesima cifra per ottenere un brano “su misura”, sgranano gli occhi e si scandalizzano, come se si chiedesse loro di mandare mogli o fidanzate a lavorare da “escort”: ma come, vuoi essere pagato? Non ti basta che io esegua il tuo pezzo (con la prospettiva di ottenere dalla Siae, due anni dopo, 13,25 euro per ogni esecuzione con più di duecento spettatori paganti!)? 

Magari, te lo registro (e all’orizzonte dell’autore si aprono scenari di gloria)! Sarò venale e avido, ma confermo: le commissioni sono una risorsa utilissima sia per gli interpreti che per i compositori, e invito i colleghi a farsi pagare decentemente dai loro clienti.