con la memoria di quel che ho fatto – o non fatto – in questa vita, non nutro il minimo dubbio circa le mie scelte: sarei di nuovo un artista, ma non più un musicista, e vorrei diventare un pittore. Pittore di paesaggi, certo, e anche pittore di ritratti. Non ritratti di mostri, come quelli di Francis Bacon o di Lucian Freud – certo li stimo, ma un loro dipinto a una parete di casa mia non lo appenderei mai – e invece qualcosa di opposto: cercherei di cogliere, in ciascuna persona, la bellezza che immancabilmente la abita, anche se non è evidente e magari è difficile da trovare. In questa vita, non ho potuto realizzare il mio sogno pittorico e, a un certo punto, infantilmente, mi sono messo a fotografare amici e parenti, cercando di far risaltare, nei loro volti, quel che io vedevo di bello. Ho adunato una piccola collezione di ritratti. Ogni tanto la guardo e cado della tentazione di domandarmi se ho fatto la scelta giusta, diventando un compositore e uno studioso di musica. Un mio carissimo amico, il giovane psichiatra ed eccellente musicista Kevin Lenart, risponde: “Sì? E i “Due ritratti italiani” per chitarra, tanto per fare un esempio, chi li avrebbe scritti?”. Ha letto Pirandello meglio di me…Non posso ovviamente, per motivi riguardanti il rispetto della privacy altrui, pubblicare questi ritratti. Ma uno sì, lo posso pubblicare, perché appartiene a una serie che ho scattato a mio figlio Alessandro Gilardino Nicodemi, sempre recalcitrante. Tanto, lui il mio diario FB non lo guarda, e comunque è, nei miei riguardi, molto tollerante. Questo scatto è del 2008. A chi trovasse caritatevolmente appropriato commentare che dovrei smettere, assicuro di averlo già fatto alcuni anni fa.