La lista delle situazioni in cui non sono apparso per quello che ero e per quello che avevo fatto (con qualche merito) o non fatto (e di cui peraltro ero accusato e sospettato, risultandone alla fine calunniato) è lunga. Oggi potrei tornare su ogni serie di eventi mistificati e, con il supporto dei fatti controllabili, documentati, palesi, ristabilire la verità agli occhi di coloro che furono ingannati. Sarebbe un’operazione salutare? Io credo di no. Perché mai dovrei impegnarmi per riguadagnare considerazione (mai demeritata) da parte di coloro che, tra il credere alle menzogne degli invidiosi e il rifiutarle in nome della stima o dell’affetto che dichiaravano di nutrire nei miei riguardi, scelsero di voltarmi le spalle o si lavarono le mani alla luce della falsa saggezza contenuta nel detto “non sono affari miei”? Se non vollero compiere allora qualche piccolo sforzo per giungere alla verità, perché dovrei regalargliela io, adesso? Troppo facile sarebbe per me il far constatare che certe cattiverie funzionano a boomerang…Posso essere spudoratamente sincero? Se principiassi adesso a rincorrere gli ingannati e a far constatare loro chi furono gli ingannatori, mi sentirei un po’ meschino. No, non ho mai pensato di sedermi sulla riva del fiume aspettando che la corrente trasportasse fino ai miei occhi i cadaveri dei miei nemici. Vederli da morti non sarebbe meno triste che l’averli visti da vivi: sono troppo piccolo o maldestro per prendermi il fastidio di occuparmi di loro. Come dice la Bibbia: “A me la vendetta!”. E a dirlo fu il Creatore, alla cui giustizia nulla può aggiungere una delle sue minime creature…
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