Decimo anniversario

Il 16 maggio 2011 mia mamma Sandra, novantunenne, tornava alla casa del Padre. Avevo trascorso con lei l’intera mia esistenza cercando, durante la sua intrepida vecchiaia, di curarmi di lei e dei suoi problemi di salute come aveva instancabilmente fatto lei con me nei decenni precedenti.Mi sembra che il modo più giusto per ricordarla sia dedicare alla sua memoria l’ascolto di questa composizione, scritta tre anni fa, perché dimostra come la vecchiaia (avevo 77 anni quando la scrissi, e non mi fermai lì…) non debba necessariamente essere solo declino e smarrimento, ma possa anche darci modo di esprimere, di noi stessi, cose che in gioventù, o anche nella piena maturità, non saremmo stati capaci di manifestare e di farne dono al nostro prossimo: e questa lezione l’ho imparata da lei, sempre laboriosa e piena di Spirito fino al suo ultimo giorno. Scelgo questo pezzo, tra altri ancora più recenti, atti a mostrare quanto ho scritto dianzi, perché, tra i luoghi che ho amato di più, che mi sono stati rivelati nel segno dell’amicizia più generosa e ospitale, e che hanno lasciato in me l’impronta più vivida, la Sardegna primeggia: io non vivrò abbastanza da rivederla, quella terra bellissima e potente, ma l’aver messo in salvo quello che aveva suscitato in me mi fa sentire in pace.

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